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sabato 11 ottobre 2014

LeggiAmo: Cristo si è fermato a Eboli

Ci sono libri che mi hanno fatto viaggiare con l'immaginazione e permesso di scoprire posti che forse non avrò mai il piacere di visitare, ce ne sono altri che mi hanno quasi costretta a recarmi in un luogo talmente era forte il desiderio di poterlo vivere di persona e poi c'è

Cristo si è fermato a Eboli
Carlo Levi
Einaudi

che ho voluto leggere dopo averne più volte sentito parlare nel corso della mia visita alla pittoresca città di Matera.

Carlo Levi Matera Basilica libro

Un racconto autobiografico dei due anni trascorsi dall'autore, alla metà degli anni Trenta, al confino in Lucania, tra i paesi di Grassano e Aliano (nel libro Agliano), in provincia di Matera, una terra povera al punto da essere definita "dimenticata da Dio". Il titolo riassume perfettamente il messaggio ricorrente del libro: il problema meridionale, non solo una denuncia, ma anche il racconto di una vita, quasi rassegnata, di chi vi abita.
Eboli è un paese in provincia di Salerno, dove la strada e il treno abbandonano la costa e il mare per addentrarsi nelle desolate terre di Lucania, dove gli abitanti non si ritengono cristiani (espressione con cui da queste parti ci si riferisce agli uomini), ma bestie. Eboli rappresenta quindi una sorta di confine tra due mondi così diversi seppur facenti parte dello stesso Paese.

Una descrizione meticolosa, ma mai noiosa, ci permette di conoscere persone, luoghi e avvenimenti, spesso attraverso il racconto di storie, credenze, leggende e superstizioni tipiche di una civiltà prettamente contadina che vive nell'incubo della malaria. Levi con i suoi ricordi, precisi nonostante il libro sia stato scritto circa una decina di anni dopo, suscita forti emozioni. Forte è il contrasto tra la sua figura di medico e persona colta con quella del mondo arcaico nel quale si ritrova costretto a vivere. La sua intelligenza traspare in continuazione: dal sapere adattarsi alla nuova condizione alla voglia di conoscere le persone e non limitarsi ai giudizi ricevuti; inoltre non scrive mai una parola di troppo contro il regime che l'ha condannato.
Come gli abitanti di Agliano, anche io avrei voluto che Levi al termine del confino non fosse salito sul treno per tornare a casa, per poter conoscere altri fatti e altre persone povere economicamente, ma ricche di valori

"...trovava posto anche nel suo animo quella che è la virtù prima e antichissima di queste terre: l'ospitalità; la virtù per cui i contadini aprono la porta all'ignoto forestiero, senza chiedergli il suo nome, e lo invitano a mangiare il loro scarso pane; di cui tutti i paesi si contendono la palma, fieri ognuno di essere il più amichevole e aperto al viandante straniero, che, forse, è un dio travestito."

2 commenti:

  1. Bella recensione, stupendo libro. Quest'ultima frase virgolettata Levi l'ha presa in prestito da Omero, è praticamente quanto scritto nell'Odissea e nell'Iliade sui greci...

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    1. Grazie al tuo commento mi sono riletta la recensione e mi è venuta voglia di rileggere il libro, impossibile trasmettere a parole le emozioni che mi ha suscitato.

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Grazie per la visita, mi farebbe piacere leggere le vostre impressioni