Pagine

sabato 25 aprile 2020

Alla scoperta della Palermo ottocentesca con la famiglia Florio: I leoni di Sicilia

Dopo oltre un anno di silenzio torno a scrivere tra queste pagine e lo faccio parlando di un romanzo che mi ha riportata con la mente a Favignana. In questa quarantena di sacrifici e restrizioni, niente si avvicina di più all'idea di libertà e spensieratezza delle pedalate in lungo e in largo per l'isola, alla possibilità di fermarti in un punto a caso e buttarti in acqua, alle mille sfumature di blu del suo mare, al vento che soffia in continuazione o ai suoi indimenticabili tramonti.

L'ex stabilimento Florio appare nella sua imponenza mentre l'aliscafo di avvicina a Favignana. Ho la fortuna di visitarlo con Zio Vincenzo, un uomo anziano, che porta sulla pelle i segni dell'età, del sole cocente, della salsedine e del duro lavoro. Conosce ogni angolo di questa vasta area e racconta cosa ha significato questo luogo per lui e per centinaia di uomini. Le parole scorrono così veloci da essere spesso inghiottite, il dialetto siciliano prende il sopravvento e la narrazione lascia il posto anche alle canzoni che servivano a dare forza ai lavoratori. Il risultato è una visita emozionale senza precedenti, la migliore a cui abbia mai assistito.
La gestione della tonnara dell'isola siciliana è solo una delle attività dei Florio, ma questo l'ho scoperto solo leggendo

I leoni di Sicilia
La saga dei Florio
Stefaia Auci
Nord

Stefania Auci, Florio, Palermo,Sicilia, Favignana, leggere, la saga dei Florio

E' la fine del 1799 quando Paolo con la moglie Giuseppina e il piccolo Vincenzo, il fratello Ignazio e la nipotina Vittoria sbarcano a Palermo. Hanno lasciato Bagnara, un piccolo paese della Calabria, e quel che restava della loro famiglia per fuggire al terremoto che si è abbattuto nuovamente sulla zona. Scelgono di trasferirsi nella città siciliana perché è lì che da poco hanno aperto, con il cognato Paolo Barbaro, un'aromateria.
Il commercio di spezie è la prima attività dei fratelli Florio. L'insediamento non è facile, i palermitani sono diffidenti nei loro confronti, li etichettano come facchini, soprannome che rimarrà anche quando Casa Florio sarà una delle più importanti imprese dell'isola. L'orgoglio e l'ambizione, uniti al fiuto per gli affari e ad un grande impegno, portano Paolo e Ignazio ad essere in pochi anni il punto di riferimento non solo per i clienti, ma anche per gli aromatari e gli spezieri della città.
Crescendo Vincenzo scalpita per affiancare il padre e lo zio negli affari, fin da subito emerge con prepotenza il suo spirito imprenditoriale, che permette ai Florio di allargare i propri orizzonti: si aggiunge il commercio di zolfo, la realizzazione di una propria compagnia di navigazione e la conseguente gestione del sistema postale, la produzione di una qualità pregiata di vino Marsala, l'acquisto di terreni, case e palazzi dai nobili siciliani in difficoltà economica, la gestione di alcune tonnare e l'invenzione di un nuovo metodo di conservazione del tonno: inserito in latte ricoperte d'olio.
Accanto agli uomini della famiglia Florio vi sono due donne predominanti.
Giuseppina ha sposato Paolo non per amore, ma per volontà delle loro famiglie. Per volere del marito è costretta a rinunciare alla sua vita, a lasciare la casa di Bagnara tanto orgogliosamente portata in dote e alla vicinanza all'amata cognata, Mattia. Affianca un uomo che non le riserva mai un gesto d'amore, ma al quale si sentirà legata per sempre, anche da vedova. La sua presenza è costante anche nella vita del cognato Ignazio e dell'unico figlio.
E Giulia, difficile descrivere qui in poche parole la sua tenacia, caparbietà e il profondo amore che la legherà per tutta la vita a Vincenzo. Una donna capace di andare contro alla propria famiglia e di non curarsi del pensiero della gente. Occorre leggere il romanzo per capire di cosa è stata capace questa straordinaria donna.

"Se per te una persona è ragione di vita, non c'è nulla che tu non possa affrontare. Ma, se stare accanto a una persona è un obbligo o, peggio, un dovere che senti di dover assolvere, allora no, non devi farlo. Perchè ci saranno giorni in cui non riuscirete a parlarvi e litigherete, e vi odierete a morte e, se non c'è qualcosa che ti lega qui" e gli tocca il petto "e qui" , aggiunge, e gli sfiora la fronte, "se non trovere qualcosa che vi unisce veramente, non avrete mai la serenità. E non parlo del rispetto reciproco o della frenesia dei baci, ma dell'affetto, della certzza di poter avere una mano da stringere ogni notte dall'altra parte del letto."

Il romanzo è il risultato di uno studio della storia della Sicilia di inizio Ottocento e di un lodevole lavoro di ricostruzione delle vicende della famiglia Florio. Sa coinvolgere fin dalle prime pagine con una scrittura semplice e scorrevole, che ti assorbe al punto di farti perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Dopo l'ultima pagina vorresti poterti allungare verso il comodino per prendere il seguito, ad oggi ancora racchiuso nella penna di Stefania Auci.