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sabato 25 novembre 2017

Passeggiando nel Parco dei Colli di Bergamo tra foliage e degustazione di prodotti locali

Metti una fredda mattinata di novembre dal cielo terso, i colli a pochi chilometri da casa dai colori rossastri, il responsabile del Parco dei Colli, accompagnato da alcuni volontari, come guida, un gruppo di persone desiderose di conoscere il territorio e piccoli imprenditori locali che aprono le porte delle loro aziende.

Il risultato è un giro ad anello in mezzo ai boschi, in un tripudio di colori, attraverso caratteristici borghi dove è evidente l'amore degli abitanti per la propria terra e dove è possibile degustare prodotti a chilometro zero.


Il giro ha inizio dal santuario di Rosciano, a poca distanza da Bergamo, dove una vecchia strada mulattiera, che si snoda attraverso i boschi, sale fino al colle della Maresana. Bastano poco più di 500 metri di altezza per godere di una straordinaria vista sulla città e la bassa bergamasca, ma è sicuramente il profilo di Città Alta ad attirare l'attenzione.


Il colle è scelto spesso come base di partenza, per escursioni verso vette più alte, ma anche come meta per il pic nic domenicale tra i suoi verdi prati.

La chiesetta con portico trasmette subito l'idea della tranquillità del luogo.


Un cartello invita a raggiungere "Cà della matta". Il curioso nome identifica la casa in cui sembra abitasse una signora dai modi strani, per questo soprannominata "la matta". Oggi è uno dei luoghi simbolo dell'area protetta dei Parco dei Colli, adibita a centro educativo, per la formazione dei bambini, ma anche di promozione di eventi legati al territorio nonchè ostello. La casa è spesso meta di gite scolastiche e di escursioni dei centri ricreativi estivi, qui i bambini svolgono una serie di laboratori e imparano, tra le altre cose, a costruire una casetta per gli uccelli, a riconoscere la vegetazione e gli animali che ci vivono, ma soprattutto imparano a rispettare la natura.





Lasciata alle spalle la Maresana, si rientra nel bosco. Un sentiero pressochè pianeggiante, completamente ricoperto dalle foglie, taglia trasversalmente il colle. Il terreno smosso in più punti è l'evidente passaggio di un abitante di queste quote, ghiotto di radici e bulbi: il cinghiale.
La guida spiega l'importanza di tenere pulito i boschi, non solo dall'immondizia, ma anche con un attento taglio degli alberi per permettere alla natura di crescere in modo più ordinato e rigoglioso.



In località Val del Fich, così chiamata per via della pianta di fico che cresce spontanea in questa zona, le narici vengono invase dal tipico odore di capra. E' il segnale che siamo giunti all'azienda agricola di Federica Cornolti. Fin dall'ingresso si percepiscono la cura e l'attenzione di questa giovane donna.



Ma è quando apre le porte della stalla, che ospita le sue trenta capre, che si rimane incanti dall'amore di Federica per questi animali e per il suo lavoro. Ce ne parla con il sorriso sulle labbra e le si illuminano gli occhi mentre le chiama una ad una con il proprio nome, raccontandoci qualche loro curiosità.




Nel salone dove si svolgono le attività didattiche troviamo ad attenderci una degustazione dei formaggi di capra qui prodotti, dalla freschissima ricotta ad un formaggio più stagionato, accompagnati da confetture e gelatine prodotte con frutta coltivata o che cresce spontanea nei prati circostanti, dai gusti insoliti tra cui la rosa canina e il tarassaco


Ampie vetrate ed una terrazza in legno permettono di allungare lo sguardo su tutta la vallata.
Saremmo rimasti ancora ad ascoltare l'entusiasmo e le storie di Federica, delle le sue capre e di D'Artagnan, il re di questo ovile, ma un altro produrre ci attende.



Scendiamo verso Ponteranica Alta per poi prendere la strada in direzione della località Castello. In cima la salita un cancello aperto ci invita ad entrare nella tenuta del Sig. Giavazzi. Una lunga strada sterrata, fiancheggiata dalle viti spoglie dopo la vendemmia, alberi di cachi carichi di frutti maturi e una straordinaria vista sulla parte occidentale della provincia, ci accompagna fino alla soglia dell'agriturismo e della casa del Sig. Amleto.


Con fare timido, quasi emozionato, ci racconta la sua passione per la viticolura, dall'estirpazione delle coltivazioni precedenti, l'analisi del terreno, la scelta dei nuovi vitigni, passando per il primo raccolto, fatto dopo tre anni, fino ad arrivare alla produzione vinicola e ai suoi metodi.



In cantina siamo avvolti dall'odore del mosto, qui numerose bottiglie di vini e spumanti sono disposte ordinatamente. Lo sguardo si sofferma sull'etichetta che avvolge le bottiglie di Cabernet Sauvignon, attratto dalla riproduzione dello straordinario angelo dipinto da Lorenzo Lotto per il polittico conservato nella chiesa di Ponteranica Alta. Mi viene spontaneo chiedere il motivo di questa scelta e il Sig. Giavazzi è pronto a raccontarci una storia curiosa, che lascerà tutti piacevolmente stupiti. Lorenzo Lotto dipinse l'angelo, che avrebbe poi fatto parte del polittico, in una cantina di proprietà della famiglia di Amleto, a poche centinaia di metri di distanza dall'attuale.



In taverna ci attende la compagna del Sig. Amleto con un ricco aperitivo a base di salumi di loro produzione, innaffiato da ottimo vino, servito su un tavolo in legno di rovere, un unico pezzo di ben quattro metri di lunghezza proveniente dai loro boschi.

 



Rifocillati, ed un po' ebbri, ci incamminiamo verso il punto di partenza.
Oltre ad aver riempito gli occhi dei colori dell'autunno, le narici dei profumi della terra e aver degustato i suoi frutti, abbiamo toccato con mano cosa significa vivere in simbiosi con la propria terra e mettere il cuore e l'anima nella propria attività.

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