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mercoledì 12 marzo 2014

LeggiAmo: La cena degli addii

Prima di iniziare la lettura assicuratevi di avere lo stomaco pieno, questo libro vi farà venire l'acquolina in bocca, in particolar modo se siete amanti del cibo giapponese come me.

La cena degli adii
Ogawa Ito
Neri Pozzi Narrativa


Sette brevi racconti che fin dalle primissime pagine mi hanno fatto dimenticare la delusione dell'ultima lettura. Il cibo è il protagonista indiscusso di queste storie di addio, dalla granita che riporta in un attimo l'anziana nonna senza memoria ad un pomeriggio di alcuni anni prima, trascorso in compagnia dell'amata nipote, alla miglior cena di sempre gustata da Tamami con il fidanzato in un brutto e sporco ristorante, il preferito del padre di lui che prima di morire gli disse "Prima di sposare una donna assicurati che sia in grado di apprezzare quel mio ristorantino preferito a Chinatown". Una cena a base di funghi mustake prenotata molto tempo prima per festeggiare il quarantesimo compleanno della protagonista finisce per essere la cena che sancisce la separazione tra marito e moglie. Il racconto più toccante ed emozionante è quello in cui Koharu, alla vigilia delle nozze, evoca il ricordo della madre scomparsa quando era una bambina. Dopo aver appreso il ritorno della malattia, consapevole del poco tempo che le rimaneva da vivere, si è dedicata ad insegnare alla sua unica figlia, di soli cinque anni, a preparare un perfetto misoshiru per il padre, raccomandandosi di farglielo trovare ogni mattina in modo che non tradisse la promessa che gli aveva fatto anni prima "Quando chiesi a tua madre di sposarmi, le feci promettere di prepararmi del buon misoshiru tutti i giorni." e quindi non sentisse la necessità di avere al fianco un'altra donna,
Il commovente racconto di un'anziana donna che dopo parecchi anni si reca nel ristorante dove da giovane aveva incontrato il marito e ordina, tra l'incredulità del personale, quelli che a quel tempo erano i loro piatti preferiti, ma che non vengono più proposti dalla nuova gestione del locale, convinta di essere al tavolo con l'amato Shozo, in realtà defunto. Chiudono il libro il viaggio a Parigi organizzato per un suicidio di coppia da due omosessuali che prima di togliersi la vita si godono un'ultima cena a base di molteplici prelibatezze e la preparazione e degustazione del kiritanpo nabe, tipico piatto invernale, in una sera caldissima da parta di madre e figlia nel ricordo del padre scomparso.

Ho apprezzato molto i personaggi, la scrittura semplice e scorrevole dell'autrice e in particolar modo la scelta di non tradurre i nomi delle pietanze, ma di inserire un glossario al termine del libro.


Sono sempre più convinta di aver vissuto in Giappone in una vita precedente, dove il culto della buona cucina (l'accurata preparazione di un piatto, l'arte di deliziare il palato con una grande ricetta) non ha solo funzioni nutritive, ma rappresenta un aspetto fondamentale della vita intera di una persona.

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